RADUNO JUNIOR TALENT – Tenero 2013

«Non è mai facile rendere con le parole un’emozione che con ogni probabilità ha segnato una pietra miliare nella nostra vita. Nel raccontarla ci ricorderemo dei grandi momenti passati, ci renderemo conto di essere stati molto fortunati, ma saremo in grado di ritenerci anche felici per aver speso al meglio tutte le nostre forze».

Questo è il primo pensiero che Antonio Nunu, arbitro diciassettenne della Sezione di Varese, ci ha trasmesso il giorno dopo il termine dello stage svoltosi tra il 31 maggio e il 2 giugno 2013 presso il Centro Sportivo Federale di Tenero (Svizzera).
Un buon numero di giovani arbitri (45 per l’esattezza) dopo un lungo viaggio in pullman hanno varcato i cancelli del Centro Sportivo Federale, volenterosi di rappresentare al meglio le Sezioni di appartenenza e convinti di poter ricevere un’eccellente preparazione “tecnica e non” ai fini dell’arbitraggio.

Si è trattato appunto dell’ultimo appuntamento del progetto “Junior Talent 2013”, confermato dal Comitato Regionale Arbitri Lombardia su approvazione dell’AIA e in linea di tendenza con le direttive UEFA, lungo più di 8 mesi e fatto di incontri bimestrali tenutisi presso le Sezioni di Treviglio e Saronno.

Nel corso dello stage finale in Svizzera, 42 ragazzi e 3 ragazze seguiti da Gregorio Dall’Aglio e Giuseppe Provesi componenti del Settore Tecnico – Modulo Mentor/Talent Program UEFA Convention – e da rinomati relatori esterni, hanno avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con un modello arbitrale innovativo, ma non rivoluzionario in quanto in linea con le direttive nazionali nonché internazionali, in cui l’arbitro “agisce e non reagisce”: prevede l’azione al fine di evitare qualche “complicazione” e si inserisce tempestivamente nella partita.

L’apertura dei lavori, alla presenza dei Mentor e del Componente regionale Vincenzo Tropea, è affidata ad Alessandro Pizzi, attuale componente della CAI. L’intervento fa comprendere alle “speranze lombarde” cosa vuol dire affacciarsi in futuro a campionati nazionali e quali richieste e aspettative la Commissione richiederà loro.

Il giovane gruppo ha avuto poi l’emozione di dialogare via Skype con Massimo Busacca, ex arbitro internazionale e attualmente impegnato in qualità di responsabile del Dipartimento Arbitrale FIFA a Rio de Janeiro nella preselezione e formazione degli arbitri per il mondiale 2014. Con una grande umiltà, Busacca ha parlato delle attuali doti attitudinali che un arbitro deve possedere per far parte del gruppo degli internazionali, della sua esperienza nel mondo calcistico e soprattutto si è concentrato sul comportamento da tenere sul terreno di giuoco. Ogni arbitro deve dare prova di una forte leadership e riuscire, in caso di incertezza o di dubbio, ad uscirne al meglio; si dovrà inoltre aver cura di fissare determinate “priorità” e concentrarsi non tanto su “dov’è” il pallone, bensì dove “sarà” con lo sviluppo dell’azione.
Prima del rompete le righe vengono effettuati i tanto temuti quiz tecnici i cui risultati saranno comunque soddisfacenti.

Alla presenza del vice Commissario Straordinario del CRA Paolo Consonni, il sabato mattina viene dedicato a test atletici e lezione tecnica sul terreno di gioco al fine di codificare posizionamenti statici sulle riprese e spostamento. A ciò si è aggiunta la simulazioni di alcune situazioni laddove l’arbitro deve saper intervenire con prontezza come ad esempio il management delle riprese di gioco.

Francesco Bianchi, attuale responsabile per l’Italia del Progetto UEFA Referee Convention, nel corso del suo apprezzato intervento pomeridiano, con un’efficace metafora, ha paragonato la gara ad un fiume che scorre. A fronte di una determinata situazione (segnatura di una rete, espulsione di un calciatore, calcio di rigore, ecc…) l’equilibrio originario si rompe e la partita comincia a farsi sempre più impetuosa; l’unica possibilità che l’arbitro ha per non farsi sommergere dalle acque è l’aver costruito degli “argini” possenti quando il “fiume” era ancora tranquillo. In ogni situazione i calciatori necessitano della presenza di un direttore di gara, ma tale presenza deve essere attiva e concretizzarsi in un’efficace azione di prevenzione. È soltanto attraverso un ottimale rapporto con i calciatori appunto (dialogo, intervento verbale, tono della voce), una presenza attiva “elastica”, attraverso gli sguardi, i gesti e non da ultimo il fischietto, che l’arbitro manifesta fermezza e determinazione.

Nel susseguirsi della intensissima tre giorni di lavoro si è parlato non solo di aspetti tecnici ma anche di etica. Carlo Bertolini, attuale designatore degli arbitri svizzeri di prima divisione, nel corso della sua presentazione ha elencato un codice di valori e di priorità a cui il direttore di gara deve attenersi. Obiettività nel riconoscere e decidere; rispetto nei confronti dei team, dei dirigenti e fans, ma anche tra colleghi; gioia perché è proprio il nostro entusiasmo per il calcio che ci sprona e ci fa essere desiderosi di apprendere e tenerci in forma. Soltanto in tal modo, concludeva Carlo, diamo il meglio di noi.

Sempre alla presenza di Francesco Bianchi i partecipanti hanno poi esposto con risultati realmente soddisfacenti i lavori di gruppo incentrati sul tema di “come agire/reagire durante la gara” a fronte delle mutevoli esigenze richieste dalla medesima.

La serata si è conclusa con un interminabile ma divertente torneo di calcetto indoor voluto anche e soprattutto per cementare il gruppo.

Domenica mattina l’ex Talent e ormai “affermato” arbitro militante nel campionato di eccellenza Mattia Caldere sottopone i ragazzi ad una intensa seduta atletica di allenamento nella fantastica cornice delle montagne svizzere circondanti il lago Maggiore.
A seguire la visione del film “Kill the referee”, uscito nel 2009 e basato sugli Europei del 2008, che è stato un’ulteriore spunto di riflessione nonché momento motivazionale per gli attenti sguardi dei partecipanti. Ci si è resi conto della competenza e reattività che un arbitro a quei livelli necessita nella valutazione delle difficili situazioni di gioco: “the referee” diventa uno stratega con i calciatori, gestisce le situazioni di pericolo relazionale, recupera immediatamente l’autostima dopo un errore e non lo compensa con altre imprecisioni. L’orgoglio e la determinazione del ruolo si concretizza in una assoluta posizione di “inflessibilità”.

Il raduno si è concluso nel primo pomeriggio con la consegna degli attestati di partecipazione ai presenti e la promessa di restare un gruppo unito anche nel futuro.

Convinti che affrontare l’arbitraggio con la dovuta determinazione e professionalità possa “educare la gente ad accettare l’errore con serenità”, la giovane platea è tornata a casa con una più intensa passione per questo nostra attività sportiva così particolare ed è chiaramente aumenta la voglia di “soffrire” per diventare ancora più arbitri… veri arbitri, arbitri veri!